La cultura quale bene economico e le nuove traiettorie di fruibilità

di Sergio Barile

Scopo della proposta interpretativa delineata nel contributo è l’individuazione del filo conduttore di una possibile giustificazione sociologica del concetto in progressiva evoluzione di ‘bene culturale’ (e di ‘cultura’). La chiave proposta legge il passaggio da un concetto in cui il valore in sé del bene, attraverso il valore d’uso derivante da specifici ‘setting’, raggiunge un valore di sistema, in cui si esplicita la potenzialità del bene. Si possono individuare tre fasi evolutive: 1) Prima fase: Visione oggettiva e statica del bene culturale, in cui prevale una visione materiale del bene culturale, il cui valore è ricondotto alla testimonianza di tempi e luoghi storici e naturali, in virtù della quale i beni sono oggetto di catalogazione e conservazione (possibilmente in loco per preservarne l’integrità originaria), e che rivela una visione oggettiva e statica del bene. 2) Seconda fase: Visione soggettiva e dinamica del bene culturale, in cui da una visione ‘mobile’ del bene culturale che lo colloca in una dinamica di valorizzazione attraverso ‘usi’, soggettivamente definiti, si arriva a contesti volti a consentirne l’utilizzazione nel tempo e nello spazio. 3) Terza fase: Visione immateriale del bene culturale in cui si introduce una rappresentazione che ne riconosca soggettivamente il valore in contesti definiti da tradizioni, pratiche e saperi, in cui la materialità del bene è funzionale alla conservazione di culture, identità e sistemi di valori, tipici di comunità, popoli, etnie.

The purpose of the interpretative proposal outlined in the paper is the identification of the underlying theme of a possible sociological justification of the  ‘cultural property’ progressive evolution concept (and ‘culture’). The proposed key reads the passage from a concept in which the value in itself of the asset, through the use value deriving from specific ‘settings’, reaches a systemic value, in which the potential of the asset becomes explicit. Three evolutionary phases can be identified: 1) First phase: Objective and static vision of the cultural asset, in which a material vision of the cultural asset prevails, the value of which is traced back to the testimony of historical and natural times and places, by virtue of which the assets they are subject to cataloging and conservation (possibly on site to preserve their original integrity), and which reveals an objective and static vision of the property. 2) Second phase: Subjective and dynamic vision of the cultural asset, in which from a ‘mobile’ vision of the cultural asset that places it in a dynamic of enhancement through ‘uses’, subjectively defined, we arrive at settings aimed at allowing its use in the time and space. 3) Third phase: Intangible vision of the cultural asset in which a representation is introduced which subjectively recognizes its value in contexts defined by traditions, practices and knowledge, in which the materiality of the asset is functional to the preservation of cultures, identities and systems of values, typical of communities, peoples, ethnic groups.

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