L’Adunanza plenaria del Consiglio di Stato, con la recente pronuncia n. 7 del 2021, è tornata ad esprimersi su uno dei temi più controversi del diritto amministrativo, ovvero sulla natura giuridica della responsabilità della pubblica amministrazione per i danni cagionati nell’esercizio della funzione autoritativa, con particolare riguardo alle ipotesi di ritardo nella conclusione del procedimento. Nel confutare le prospettazioni del giudice rimettente, il Supremo Consesso della giustizia amministrativa, dopo aver brevemente ripercorso gli itinerari dottrinali e giurisprudenziali sul tema, ha confermato lapidariamente l’orientamento maggioritario che riconduce il prisma della responsabilità della pubblica amministrazione al generale principio del neminem laedere. Se l’adesione al modello aquiliano conferisce senza ombra di dubbio assoluta centralità alla concezione strettamente sostanzialistica dell’interesse legittimo, quale posizione inscindibilmente legata al bene della vita, non appaiono ultronee – dato lo stato dell’arte – brevi considerazioni in ordine allo statuto giuridico del “bene tempo”, il quale – nonostante i relativamente recenti interventi normativi – ancora fatica a conquistare l’autonoma dignità che forse meriterebbe.
The Plenary Assembly of the Council of State, with the recent decision n. 7 dated 2021, has returned to express on one of the most controversial issues of administrative law, that is on the legal nature of public administration liability for damages caused in the exercise of an authoritative function, especially with regard to the cases of delay in concluding the proceeding. In Refuting the arguments of the court of first instance, the Supreme Council of Administrative Justice, having briefly reviewed the doctrinal and jurisprudential itineraries on the subject, confirmed lapidary the major case law that leads back the prism of the responsibility to the general principle of neminem leadere. The issue addressed has several significant consequences. If adherence to the not-contractual model undoubtedly gives absolute centrality to the the strictly substantialist conception of legitimate interest, such as position confirmed lapidary the major case law that leads back the prism of the responsibility to the general principle of neminem laedere. The issues addressed has several significant consequences inseparably linked to the good of life, some considerations on the legal nature of the “good of life” are necessary, as it struggles to get the autonomous position it deserves.