di Valentina Spagna
Il presente lavoro intende indagare il rapporto tra le molteplici forme di silenzio amministrativo e la tutela del paesaggio. Invero, il paesaggio, come gli altri interessi primari, è stato, con i più recenti interventi normativi, travolto da un fenomeno che parte della dottrina ha definito “dequotazione degli interessi sensibili”. Le esigenze di semplificazione, infatti, hanno spinto sempre più verso una “normalizzazione” di tali interessi, che, proprio in virtù della loro rilevanza costituzionale, erano originariamente caratterizzati da un regime di tutela differenziato, tendenzialmente impermeabile ai regimi di semplificazione. Tra le forme di semplificazione procedimentale, quella che tende a minimizzare la ponderazione, e quindi la tutela dello specifico interesse, è, per l’appunto, l’istituto del silenzio assenso. Se, ai sensi dell’art. 20 co. 4 della legge n. 241/90, gli interessi sensibili rappresentano ancora un limite all’operatività dell’assenso tacito, essi non lo sono più in fase endoprocedimentale, in seno alle decisioni pluristrutturate, con riguardo agli istituti del silenzio tra pubbliche amministrazioni, di cui all’art. 17 bis e della conferenza di servizi, ai sensi degli artt. 14 e ss., della stessa legge.
Il tema della compatibilità tra l’istituto del silenzio e la tutela dell’interesse paesaggistico è stata il fulcro di un acceso dibattito confluito nella pronuncia dell’Adunanza Plenaria n. 17 del 27 luglio 2016. A tale problematica si affianca la confusione dimostrata dalla giurisprudenza circa la natura del silenzio serbato dalla Soprintendenza in materia di autorizzazione paesaggistica e in mate-ria di accertamento di compatibilità paesaggistica, nonché dubbi in relazione all’applicabilità del meccanismo dell’assenso tacito ai sensi dell’art. 17 bis a tali fattispecie autorizzatorie oltre che a quel-le di natura pianificatoria.
The present paper intends to investigate the relationship between the many shapes of “administrative silence” and the landscape protection.
Indeed, with the most recent regulatory interventions, the landscape, as all the other sensitive interests, came across a phenomenon that part of the doctrine defined “de-pricing of sensitive interests”. This is because the simplification needs pushed more and more towards a process of “normalization” of these kind of interests, which, due to their constitutional relevance, were originally characterized by a differentiated regulatory regime, more protective, basically impervious to simplification techniques. Among the many forms of simplification for administrative proceedings, the one that tends to minimize the weighting, and therefore the protection of public interests, is precisely the “silent assent”. If, referring to art. 20 p. 4, law no. 241 of 1990, sensitive interests still represent a limit to the workability of this legal instrument, they do not represent any longer an impediment within the multi-structured decisions, with regard to the provisions stated by art. 17 bis, ruling the endoprocedimental silence between public administrations, and by artt. 14 and ff., providing for the “conference of services”.
The issue related to the compatibility between the instrument of “silence assent” and the landscape protection needs, was the focus of a long and heated debate, which was addressed and, at least by now, solved by the Plenary Assembly of “Consiglio di Stato”, within the ruling no. 17, 27th July 2016. Apart from this issue, doctrine and jurisprudence shown a certain confusion regarding the nature of the silence maintained by the Superintendency within the many landscape proceedings, and doubts regarding the workability of the tacit consent mechanism, stated by art. 17 bis, in this framework.